Sanità siciliana: problemi strutturali da sanare

“Il ricorso a medici stranieri non può risolvere i problemi strutturali della Sanità siciliana “. Ad affermarlo in una nota della FP CGIL Sicilia, Gaetano Agliozzo, Segretario Generale FP CGIL Sicilia e Monica Genovese Segretaria Regionale .

 L’Assessorato Regionale alla Salute ha pubblicato, infatti, un avviso pubblico “aperto” (cioè senza scadenza) rivolto ai medici sia di Paesi dell’Unione europea che di provenienza extracomunitaria, che prevede l’assunzione di medici nelle aree di Medicina d’emergenza e urgenza, Anestesia e rianimazione, Chirurgia generale, Medicina interna, Gastroenterologia, Ortopedia e traumatologia, Pediatria, Neurologia con stroke unit, Cardiologia, Psichiatria, Urologia, Ostetricia e ginecologia.

Servono invece – sottolinea la nota – provvedimenti strutturali di fronte ad un fabbisogno di Personale che sfiora le 1500 unità. Nelle Asp mancano 174 medici ad Agrigento, 154 a Caltanissetta, 159 a Catania, 116 a Enna, 169 a Messina, 210 a Palermo, 96 a Ragusa, 87 a Siracusa e 201 a Trapani. Nelle aziende ospedaliere la carenza è di 57 medici al Policlinico di Catania, a Messina 15 all’ospedale Papardo e 17 al Policlinico, a Palermo 33 all’ospedale Cervello e 6 all’Arnas Civico. 

Per quanto riguarda la suddivisione per discipline mancano 127 specialisti in Cardiologia, 92 in Chirurgia generale, 39 in Gastroenterologia, 94 in Ginecologia e ostetricia, 302 in Emergenza-urgenza, 152 in Medicina interna, 52 Neurologia con stroke, 93 in Ortopedia e traumatologia, 31 in Pediatria, 324 in Anestesia e rianimazione, 144 in Psichiatria e 44 in Urologia.

“ Inoltre-  proseguono Agliozzo e Genovese –  siamo fortemente preoccupati per i ritardi del Tavolo Tecnico incaricato dall’Assessorato Salute per definire un nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera e del sistema sanitario regionale che dovrà essere oggetto di confronto con le Organizzazioni Sindacali” . 

“ Serve nella Sanità un Piano straordinario per l’occupazione guardando al Personale tutto, medici e comparto, ai servizi e alle strutture per garantire la salute ai cittadini e ridurre la componente privata della spesa sanitaria. In questo senso è necessario anche innovare e potenziare il sistema universitario delle professioni sanitarie e socio-sanitarie , abolendo il numero chiuso per l’accesso ai corsi di studio”. 

“E paradossale assistere all’esodo dei nostri sanitari verso l’estero per migliori condizioni contrattuali e lavorative e dover ricorrere a operazioni di reclutamento di medici stranieri, quando invece bisognerebbe ragionare e di conseguenza intervenire sui tetti di spesa sul Personale, imposti dal progressivo definanziamento del SSR , sui blocchi contrattuali, sulle mancate programmazioni che hanno determinato carenze quantitative e anche motivazionali che portano  sia a disertare alcune professioni e specialità mediche, sia a lasciare le strutture pubbliche per quelle private, o addirittura per l’estero”. 

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