Ospedali in Sicilia bocciati dalla classifica pubblicata da Agenas. Fp Cgil: responsabilità della politica, moritificati i bisogni di salute della popolazione e il lavoro degli operatori sanitari

“La classifica degli Ospedali, pubblicata da Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Regionali del  Ministero della Salute),  che colloca la Sicilia agli ultimi posti rispetto ad alcuni indicatori, restituisce la fotografia di una sanità a pezzi, in cui vengono mortificati non solo i bisogni di salute della popolazione ma anche il lavoro e i sacrifici dei medici e degli operatori sanitari ai vari livelli”. Ad affermarlo è la FP Cgil Sicilia attraverso il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo, e la Segretaria con delega alla Sanità, Monica Genovese. I parametri presi in considerazione nell’indagine riguardano la situazione dei pronto soccorso, i tempi di attesa, i pochi ricoveri ad alto rischio di inappropriatezza, il rapporto medici e infermieri in riferimento ai posti letto, lo stato delle apparecchiature e i conti in ordine. “Va inoltre evidenziato – aggiungono i sindacalisti – che tali record negativi sono stati incrociati con i dati del “Piano Nazionale Esiti”, lo strumento con cui Agenas testa annualmente la qualità delle cure, a conferma della corrispondenza tra la capacità dei manager e i risultati clinico-assistenziali. Il bollino rosso, secondo la classifica, scatta a Palermo per gli ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello e  Civico Di Cristina Benfratelli  e a Catania per il Cannizzaro. Ad un livello medio si posizionano il Giaccone, nel capoluogo siciliano, il Papardo e il Gaetano Martino nel messinese e il Garibaldi e il Rodolico San Marco nel catanese. “Le responsabilità di questo sconfortante e triste scenario  – proseguono Agliozzo e Genovese – sono da attribuire ad una politica che, di fronte ai dati elaborati e diffusi da Agenas, non ha nemmeno il pudore della vergogna. Perché è la politica che indirizza tutte le scelte nel campo della sanità, dalla nomina dei direttori generali e dei manager alla programmazione della spesa, dai modelli organizzativi alla gestione del personale. Per non parlare della volontà politica di destinare, in misura sempre crescente, risorse economiche alla sanità privata, anziché potenziare e qualificare il Sistema Sanitario Regionale pubblico. In questo drammatico contesto – concludono Agliozzo e Genovese – l’attuazione di maggiori autonomie in Sanità, richieste da quelle regioni in cui gli ospedali sono in cima alla classifica in senso positivo, non potrà che amplificare le già esistenti disuguaglianze, aumentando i divari tra Nord e Sud con inevitabili effetti sulla riduzione del livello di assistenza e delle aspettative di vita e di salute dei siciliani”.

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