Nuova aggressione ad agente di polizia penitenziaria in Sicilia, allarme dei sindacati: in crisi il sistema della gestione dei detenuti con problemi psichici

“Siamo fortemente preoccupate sulla tenuta di un sistema obiettivamente in crisi, che dimostra, nonostante i lodevoli sforzi di tutti gli operatori, delle difficoltà rispetto alla gestione di soggetti psichiatrici”. Le Segreterie dei Coordinamenti Regionali di Sicilia, di cui fanno parte  Fp Cgil, OSAPP, Uilpa, USPP, CNPP, prendono posizione dopo il nuovo episodio di aggressione nei confronti di un agente di Polizia Penitenziaria, Antonio Lorusso, in servizio presso la Casa Circondariale Pagliarelli a Palermo. “Anche questa volta – sottolineano le Sigle sindacali – l’autore è un detenuto, con problemi psichiatri, che non ha esitato a colpire con un secchio un addetto alla vigilanza di una sezione detentiva protetta. E ciò è naturale che avvenga – spiegano – in quanto  il carcere non rappresenta il contesto adeguato in cui un soggetto, con patologie psichiatriche, possa essere curato, seguito e reinserito nella società nel migliore dei modi. La grave situazione è confermata anche dall’aggressione ad un componente di una scorta del Nucleo Cittadino di Palermo, impiegato in traduzione verso Catania, vigliaccamente aggredito dal detenuto che stava scortando. La chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari è avvenuta senza che si siano create strutture adeguate e sufficienti per gestire soggetti problematici psichiatrici. L’inadeguatezza delle R.E.M.S in Sicilia (appena due, con poche decine di posti),  e l’inerzia della Regione Sicilia nel prevedere e realizzare altre sedi per la cura di  tali soggetti, assieme alla scarsa incidenza, in termini numerici, delle articolazioni all’interno di Istituti penitenziari destinate a garantire continuità delle cure psichiatriche, non fanno ben sperare per il futuro. A ciò si aggiungono le difficoltà derivanti, nell’Istituto palermitano, dall’alto numero di detenuti, provenienti da altre sedi per motivi di ordine e sicurezza, e dalla diminuzione progressiva, costante nel tempo, delle unità di Polizia Penitenziaria operanti nel reparto. In tali condizioni, nonostante l’alta professionalità di chi lavora in questo contesto difficile, gli eventi critici avvengono quotidianamente, contribuendo ad aumentare lo stress psicofisico a cui è sottoposto il personale. Chiediamo al Capo del Dipartimento, Francesco Basentini, facendo leva sulla sua sensibilità, di prendere gli opportuni  provvedimenti, in modo che l’Amministrazione Penitenziaria non si limiti a registrare passivamente gli eventi, ma a svolgere la propria attività con obiettivi certi e concreti: in primis, dialogare con gli Enti territoriali per far emergere soluzioni in grado di alleviare il lavoro degli operatori penitenziari, sempre più esposti a pericoli e difficoltà quotidiane. È inaccettabile, sia per la particolare tipologia di soggetti ristretti, che per l’insufficienza di risorse materiali e strutturali destinate alle sedi penitenziarie per fronteggiare la difficile gestione degli stessi e la loro cura, che gli  Uffici provveditoriali  e dipartimentali  affrontino  la delicata situazione con approccio  burocratico  e formalistico, incuranti delle difficoltà delle sedi periferiche. I penitenziari hanno bisogno di più infermieri, di medici, di  operatori  assistenziali,  di  apporto  specialistico fondamentale per affrontare le sfide future. Solo così – concludono le Organizzazioni di categoria – è possibile garantire gli standards minimi di conformità del trattamento penitenziario dei ristretti rispetto a quanto previsto dalla Carta Costituzionale e dai Trattati internazionali che lo Stato Italiano si è impegnato a rispettare”.

Torna su