SANITÀ – LA CGIL CHIEDE UN NUOVO PIANO SANITARIO CHE RIDIA CENTRALITÀ AL SERVIZIO PUBBLICO

Un nuovo piano per il rilancio della sanità pubblica, che consenta il superamento delle criticità messe a nudo dalla pandemia e che preveda il rafforzamento della medicina del territorio, la rivisitazione della rete ospedaliera, il rilancio dell’assistenza socio-sanitaria. E insieme un piano straordinario di assunzioni a tempo indeterminato, dando immediata attuazione a quelle già previste, 17.704, e andando anche oltre. Sono le principali richieste della Cgil che ha presentato oggi il documento “Per una sanità in salute”, elaborato assieme alle categorie Spi, Funzione pubblica e Filcams, che sarà consegnato al governo regionale, al Parlamento e alle istituzioni territoriali. “Puntiamo a fare tornare al centro dell’agenda politica- ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino- i problemi veri della Sicilia e dei siciliani, che non nascono ora ma che ora devono trovare soluzioni. In questi mesi abbiamo misurato la distanza tra il diritto e alla salute e l’offerta, abbiamo assistito a risse nei pronto soccorso, a chiusura di reparti, a file interminabili di ambulanze: non è a sanità che vogliamo. E’ il momento di invertire la rotta dando risposte a partire dai soggetti più deboli”. In 9 cartelle il sindacato offre un’analisi della situazione attuale, delle difficoltà accresciute dalla pandemia che hanno portato anche all’allungamento delle liste d’attesa e all’inesigibilità di molte prestazioni ordinarie. “Su iniziative importanti si scontano ritardi, ha detto Francesco Lucchesi, della segreteria della Cgil Sicilia-, basti pensare che entro la fine del 2021 dovevano essere completati 25 Pronto soccorso per una spesa di 58 milioni, ma ne risulta all’appello solo uno, a Trapani. Inoltre dei 571 nuovi posti letto di terapia intensiva e sub intensiva previsti ne sono stati completati solo 95. La situazione complessiva della sanità – ha osservato- non é migliorata nonostante la Sicilia durante il Covid abbia speso più della Lombardia”. Cgil, Spi, Fp e Filcams tracciano unque nella piattaforma le linee degli interventi necessari per una inversione di tendenza e per consentire la piena fruizione nella nostra regione di un diritto fondamentale come quello alla salute Tra le criticità riscontrate le forme di dumping contrattuale e di concorrenza sleale tra pubblico e privato e tra strutture private stesse “che si innescano – ha rilevato Gaetano Aglizzo, segretario della Fp Sicilia- quando queste ultime giocano al ribasso sul costo del lavoro, applicando i contratti per loro più convenienti”. Cosa che rende necessario, per il sindacato, la riscrittura delle regole dell’accreditamento. In ogni caso occorre, per la Cgil, occorre ribaltare la logica che vede affidare ai privati solo servizi remunerativi, rimettendo al centro il servizio pubblico. Il documento del sindacato suggerisce allora di partire dai bisogni creando, ad esempio, centri unici di prenotazione per il pubblico e il privato in grado di orientare il cittadino verso la struttura e lo specialista più vicini. Per il sindacato “ occorre ridare centralità alla persona – ha rilevato la segretaria generale dello Spi Sicilia Maria Concetta Balistreri- , e tenere conto che la Sicilia vede crescere le patologie cronico- degenerative collegate all’invecchiamento della popolazione”. In Sicilia la fascia della popolazione tra 0/14 anni è il 13,8% e quella degli over 65 il 21,2%. Gli ultracentenari sono 1.47, 221 uomini e 826 donne, povertà e isolamento sociale inoltre incidono negativamente sulla salute della popolazione. “Gli anziani- ha rilevato Balistreri- , dovrebbero potere puntare su servizi sanitari territoriali h24, sull’assistenza domiciliare integrata e su un adeguato numero di strutture per la riabilitazione e la gestione delle lungodegenze. La medicina di prossimità- ha sottolineato- deve assumere un ruolo importante consentendo la presa in carico in toto della persona ”. Per quanto riguarda il personale Cgil, Fp, Spi e Filcams sostengono che “ come dimostrano anche i fatti di questi mesi, servono più medici, più infermieri, più ausiliari, sostiene il sindacato, e le assunzioni devono essere a tempo indeterminato”. La richiesta è dunque un Piano straordinario di assunzioni, partendo da quelle già previste che il chiede “vengano effettuate subito – ha sottolineato Agliozzo- e a tempo indeterminato e non in tre anni come si prevede e andando anche oltre”. La nuova sanità, secondo la Cgil, deve puntare sulla medicina territoriale, sul rafforzamento delle cure a domicilio, sulla istituzionalizzazione della figura dell’infermiere di famiglia e delle Usca, andando oltre la pandemia, per effettuare screening per le patologie più gravi. Il sindacato rileva tuttavia che occorre andare oltre gli aspetti formali con la reale realizzazione degli interventi. Così, “il documento unico di programmazione dell’assistenza territoriale- ha sostenuto Lucchesi- non deve rimanere carta straccia così come il piano operativo per il recupero delle liste d’attesa”. Perché si realizzi l’integrazione socio- sanitaria la Cgil chiede la costituzione di un unico assessorato al welfare, per programmare l’offerta sociosanitaria in funzione dei bisogni della collettività e delle peculiarità territoriali e ambientali. Il documento parla inoltre della rivisitazione della rete ospedaliera con la creazione degli ospedali di comunità, del rilancio dei dipartimenti di prevenzione e di quelli di salute mentale, del rilancio e della valorizzazione dei consultori, di una ritrovata centralità del distretto sanitario. Il nuovo piano regionale, per il sindacato, fondamentale anche per mettere a frutto gli interventi del Pnrr, deve tenere conto della medicina di genere e della messa in sicurezza delle strutture. Quanto alle cosiddette attività no-core ( pulizia, sanificazione, igienizzazione, ristorazione, manutenzione e vigilanza) oggi affidate prevalentemente col criterio del massimo ribasso che grava sempre sulle retribuzioni degli operatori, ne chiediamo l’internalizzazione – ha detto Monia Cajolo, segretaria generale della Filcams Cgil- attraverso società in house / partecipate della regione siciliana, creando così stabilità occupazionale e garanzia di reddito per chi già vi opera e qualità di queste prestazioni. “Il massimo ribasso- ha rilevato- non garantisce i redditi e il lavoro, una stabilità garantirebbe inoltre un controllo sui processi organizzativi, quindi qualità”.

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