Siti culturali in Sicilia. Fp Cgil: finalmente un freno all’utilizzo, solo eventi di grande qualità

“Sebbene ampie sono le divergenze che ci dividono, l’attenzione prestata alle nostre osservazioni  non è stata semplicemente un atto di cortesia”. Clara Crocè ed Antonio Casano, rispettivamente segretaria regionale e responsabile del settore beni culturali  della FP CGIL Sicilia – esprimono parziale soddisfazione rispetto al provvedimento concertativo posto in essere dall’Assessore ai  Beni Culturali, Sebastiano Tusa,  e dall’Assessore al Turismo, Sandro Pappalardo, attraverso il quale stabiliscono una serie di paletti, in particolare sulla gestione del Teatro di Taormina, finora destinato ad ogni genere di spettacolo. Sono state dimezzate le giornate settimanali del periodo clou (quello estivo), in luogo della cadenza giornaliera che ha caratterizzato il cartellone degli spettacoli. Inoltre si è ristretta considerevolmente la griglia dei generi rappresentabili, puntando su eventi di grande qualità artistica e culturale. Ovviamente la nuova regolamentazione avrà efficacia su tutti i siti di interesse archeologico del territorio regionale. “Si tratta di un decreto – evidenziano – che riconosce  il monito lanciato, in piena estate, dal sindaco  Bolognari  e dalla stessa Cgil che appena qualche giorno prima aveva messo in evidenza le sofferenze del comparto. Nel merito avevamo fatto notare  “come la logica della valorizzazione, in senso economicista,  sia in contrasto, nella fattispecie, con i principi fondamentali della Costituzione. La dimensione valoriale d’uso dei beni comuni culturali non è infatti commensurabile alla stregua di qualsiasi altro bene commerciale”.  La FP CGIL-SICILIA, in perfetta sintonia con il sindaco di Taormina, ha voluto mettere – aggiungono i due sindacalisti  – all’attenzione del vertice politico siciliano, titolato in via esclusiva alla tutela del patrimonio culturale dell’isola, “da un lato l’insostenibilità della pressione antropica senza una pianificazione di rete integrata sul territorio, e dall’altro l’uso distorto dei siti che snatura la ratio stessa cui è destinata la fruizione culturale“. Un esempio per tutti – fra quelli elencati dalla Fp Cgil nell’incontro con Tusa –  la cena di Google Camp nella Valle dei Templi nell’estate 2017, notizia che ha giustamente avuto cassa di risonanza e rilanciata dalla stampa nazionale. Effettivamente molto spesso assistiamo ad una fruizione borderline in cui il sito viene trasformato in attrattore evenemenziale: una sorta di location a supporto dell’evento “mordi e fuggi”  che, in questi  casi, viene requisito a favore di una cerchia ristretta di avventori, la cui selezione è affidata alle piattaforme delle macchine del denaro” (piccole o grandi che siano per dimensioni) che trasformano – concludono Crocè e Casano – gli oggetti della nostra storia comune (questo sono i musei, le aree archeologiche, le nostre città e i paesaggi) in fabbriche dell’apparire”.

Torna su