Il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica non passa dall’aziendalizzazione degli Iacp

“Nonostante da anni  sollecitiamo  il Governo  Regionale ad affrontare il tema della  politica abitativa in Sicilia,  a partire dall’edilizia residenziale pubblica che resta lo strumento più idoneo a rispondere alle esigenze abitative dei nuclei a basso reddito,  ad oggi non è stato aperto nessun tavolo di confronto e nei prossimi giorni andrà in discussione all’ARS  il testo di legge approvato in Giunta già nel  Settembre scorso sulla ‘riforma degli IACP.  Non è quello  che chiedevamo, non è quello che serve”. E’ la presa di posizione del Segretario Generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino, del Segretario Generale della Fp Cgil Sicilia, Gaetano Agliozzo, e del Sunia Sicilia, Giusy Milazzo.  Il Sindacato può, a ragione, rivendicare il merito storico di aver spinto la politica a compiere scelte importanti in direzione della risoluzione del “problema casa”,  che fu uno dei principali terreni di lotta da parte dei lavoratori: in quegli anni venne scritta una pagina significativa per i diritti dei cittadini.  Carenza di alloggi, sovraffollamento, degrado dei quartieri e caro affitti e sfratti hanno sempre costituito il terreno di un forte scontro sociale e oggi, dopo 50 anni, restano uno dei problemi principali anche della nostra terra.   In Sicilia sono circa 9mila le famiglie che hanno subito uno sfratto nel 2018 e sono circa 25mila i nuclei familiari che sono da anni in graduatoria in attesa dell’assegnazione di una casa popolare.  Oggi la disponibilità di un’abitazione, la possibilità di sostenerne i costi è una condizione che va garantita a tutti ed è uno dei principali fattori di contrasto al disagio sociale e alla povertà. 

Per questo in una Regione, che è l’unica in cui nonostante le pesanti disfunzioni  non è stata mai varata una Riforma dell’attuale sistema di gestione dell’edilizia residenziale pubblica, riteniamo  occorra, sconfiggendo l’inerzia e il blocco di interessi che lo hanno impedito, avere l’ambizione di aprire un ampio confronto per  delineare  un nuovo modello di abitare sociale. 

 La proposta del Governo al contrario ha come interesse esclusivo quello  della ridefinizione della ‘governance ‘ degli  Istituti che verrebbero sciolti e sostituiti dalla  AGENZIA REGIONALE  PER LA CASA SOCIALE   (ARCAS) con natura giuridica di Ente pubblico economico.    Nulla è previsto per l’utilizzo e il godimento del patrimonio abitativo da parte dell’utenza  e per il diritto all’abitare.  C’è tutta l’impostazione ideologica che considera la logica aziendalistica  come il sistema privilegiato per la gestione dei servizi pubblici di carattere preminentemente sociale.  Ci allarmano : 

  • l’elefantiasi di un unico Organismo che dovrà gestire 60 mila alloggi ,un patrimonio degradato e fatiscente . 
  • La situazione debitoria gravissima di alcuni Istituti che rischia di travolgere il  sistema 
  • Il rischio di svendita del patrimonio per ripianare i bilanci 
  • Lo scollamento dal territorio e dalle reali esigenze dell’utenza 

Poi, ovviamente, nel disegno di legge del Governo, c’è il capitolo del personale che viene variamente rassicurato per il proprio futuro. Senza che ci sia comunque stata alcuna interlocuzione con i Sindacati rappresentanti dei lavoratori.  Sia chiaro, non ci sono privilegi da difendere,  non siamo  d’accordo ad uno stravolgimento dello status di Dipendente Pubblico dei Lavoratori degli IACP né al passaggio a CCNL del settore privato. 

Non siamo contrari a eliminare  sprechi o a realizzare  possibili economie di scala mettendo in campo un coordinamento vero di scala sovraprovinciale  (su alcuni ambiti, ad esempio la progettazione), ma il tutto non deve andare a scapito della esigenza della prossimità e della vicinanza ai fruitori del servizio erogato.  Vogliamo preservare la vita e la continuità di Istituti che, fin qui, vivono esclusivamente di entrate proprie e non hanno pesato sul bilancio della Regione, vogliamo preservare il lavoro di chi in questi Istituti lavora,  vogliamo migliorare la qualità della fruizione del patrimonio per l’utenza, quello che non ci convince per niente è questo approccio alla questione  che finisce per non affrontare i problemi veri degli IACP e della “questione abitativa” in Sicilia. I problemi veri (che l’ ipotesi di riforma non affronta)  sono: 

  • Il finanziamento certo e continuo dell’edilizia abitativa pubblica 
  • La situazione debitoria disastrosa in alcuni Enti 
  • La necessità di far fronte al turn over di personale  qualificato in grado di progettare e  cogliere le opportunità dei bandi europei; 
  • La necessità dell’incremento dell’offerta complessiva di alloggi disponibili, attraverso la riqualificazione del patrimonio pubblico dismesso, per dare gradualmente risposta  alla crescente e sempre più diversificata domanda di edilizia residenziale pubblica 
  • La necessità di definire e finanziare adeguatamente un ”Piano casa  pluriennale di investimenti per la manutenzione straordinaria e il recupero delle case popolari e per la costruzione di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica” da destinarsi a canone sociale. 
  • Il raccordo assai più stretto tra gli Istituti e gli enti di governo del territorio locale che meglio di altri di governo dovrebbe avere la mappatura del disagio sociale ed abitativo ed il governo dei processi di riqualificazione urbana. 
  • La necessità di mettere insieme  e gestire unitariamente l’insieme di alloggi in capo al settore pubblico (compreso quello confiscato definitivamente alla mafia) e amministrarlo con intelligenza. 
  • Non ci convince, specie in un territorio come il nostro, il coinvolgimento dei privati.  Siamo contrari all’inserimento del Sindacato negli organismi di amministrazione, pensiamo invece che sia indispensabile creare organismi di consultazione e controllo con la partecipazione delle parti sociali. Abbiamo bisogno di approfondire, di discutere, di chiarire, di aprire un dibattito vero su queste questioni e non liquidare in fretta una esperienza ed una storia senza capire cosa è più utile mettere in campo.  C’è una strana fretta, ma non ci sono riforme degne di questo nome senza un dibattito approfondito ed un coinvolgimento vero e diffuso.  Noi in questo dibattito vogliamo starci, disponibili a cambiamenti che vadano nella direzione giusta ma fermi e irremovibili su quello che ci sembreranno passi indietro per i cittadini, i lavoratori e gli utenti che rappresentiamo e per la Sicilia e non escludiamo qualsiasi iniziativa sindacale volta ad impedire salti nel buio. 

 

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